Perché lavare gli indumenti appena acquistati

Un capo di abbigliamento comprato online, oppure acquistato in negozio, non è pronto per essere indossato.

Uscito dalla fabbrica o dalla sartoria, potrebbe non essere stato indossato da nessuno, oppure già provato da più persone per verificare la taglia.

Inoltre, sono stati eseguiti dei test per rivelare la presenza di organismi sui vestiti nuovi. Il risultato rivela che sui capi di abbigliamento dei negozi è presente un numero di batteri maggiore rispetto a quelli che vengono utilizzati quotidianamente e sottoposti a un lavaggio costante. Lo stesso vale per gli abiti che vengono comprati online.

Ma come effettuare un lavaggio di un nuovo capo? Le soluzioni sono due: a mano oppure in lavatrice.

Nel primo caso si può utilizzare dell’acqua fredda per mettere in ammollo i vestiti nuovi per un paio di ore. In questo modo verrà scaricato il colore in eccesso nell’acqua.

L’unico aspetto negativo è che non si otterrà l’igienizzazione profonda del capo di abbigliamento.

Altra soluzione è quella di utilizzare la lavatrice, scegliendo il programma più indicato in base al tessuto dell’abito.

Il lavaggio dei vestiti nuovi potrà essere effettuato anche con temperature basse, con lo scopo di eliminare tracce di colore e al contempo un’igienizzazione dei capi.

Utilizzando un ozonizzatore domestico, il risultato sarà ancora migliore. Le molecole di ossigeno attivo, che si sprigionano a contatto con il capo, agiscono direttamente sulle fibre, rimuovendo le particelle di sporco, con una pulizia profonda senza utilizzare detersivi aggressivi o alte temperature.

Il risparmio in bolletta si accompagna così alla tutela dell’ambiente, evitando di immettere residui di sostanze chimiche del sapone nell’acqua di scarico.

Utilizzare l’ozonizzatore domestico è essere utile per effettuare un lavaggio degli indumenti nuovi combinando:

  • massima igienizzazione;
  • tutela delle fibre;
  • eliminazione delle sostanze chimiche aggiuntive;
  • salvaguardia dei colori.

Sbiancamento dei coralli, la distruzione delle barriere coralline

lo sbiancamento dei coralli

Lo sbiancamento dei coralli verificatosi negli anni Novanta nella grande barriera corallina australiana, è stato il primo, seguito da altri episodi critici come quello che, tra il 2014 e il 2017, ha colpito il 70% delle colonie mondiali.

I biologi marini sostengono che in soli 30 anni siano scomparsi il 50% dei coralli presenti sulla terra e, se il riscaldamento globale non subirà una battuta di arresto, nel 2050 ne sopravvivrà solo il 10%.

L’aumento incontrollato dei gas-serra e il riscaldamento globale hanno un enorme impatto anche sui mari. Questi assorbono infatti una grande percentuale del calore, provocando un incremento generale delle temperature superficiali.

Tutte condizioni di stress per i coralli che, a causa dell’innalzamento della temperatura, espellono i microrganismi che creano la loro struttura e “scoloriscono”.

Molti scienziati stanno cercando di risolvere il problema dello sbiancamento dei coralli in diversi modi.

Il primo consiste nell’estendere le aree marine protette. In questi luoghi, dove la pesca e la presenza dell’uomo è spesso vietata, si riescono a mantenere i fondali intatti e creare meno stress nelle barriere. In altri casi, invece, si stanno allevando campioni di corallo che sopravvivono al grande stress ambientale.

cambiamenti climatici

Nei vivai marini si lasciano riprodurre per poi essere impiantati nelle aree danneggiate della barriera corallina. Infine, è al vaglio dei biologi la possibilità di introdurre nelle colonie delle specie di alghe che tollerano molto bene l’aumento della temperatura subacquea.

Nonostante le ricerche, l’unico modo per proteggere efficacemente dallo sbiancamento dei coralli è limitare il cambiamento climatico. La morte dei coralli è un grande problema per il nostro pianeta. Le barriere sono infatti luoghi ricchi di biodiversità, dove i pesci si riproducono e si nutrono.

Non solo, molte specie, nascondendosi tra le cavità create dai coralli, sfuggono ai predatori e sopravvivono. Lo sbiancamento dei coralli porta quindi a una perdita di biodiversità, in grado di danneggiare in maniera irreparabile i fondali. Secondo uno studio condotto dagli scienziati della Lancaster University lo sbiancamento dei coralli mette in pericolo la vita dei pesci farfalla.

Questi pesci sono considerati indicatore chiave sullo stato di salute della barriera corallina che, a causa del cambiamento di colore, sono portati a combattere tra di loro consumando preziosa energia vitale.Oltre alla sua bellezza, la barriera corallina rappresenta una fonte primaria di biodiversità marina.

La sua rapida sparizione dovuta anche all’acidificazione degli oceani è un problema di rilevanza globale. L’impoverimento di questo ecosistema, oltre a danneggiare le mete turistiche e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, ha anche conseguenze ambientali notevoli.

Aree costiere molto sensibili, infatti, senza l’azione protettiva delle colonie sarebbero più esposte all’azione dell’erosione e a tsunami di forte intensità.

Acqualife e lo sport, l’unione perfetta

Acqualife sostiene momenti di convivialità e aggregazione ed è partner di numerose iniziative sportive, per sottolineare l’importanza di una corretta idratazione.

Dal 24 al 26 maggio e dal 31 maggio al 2 giugno, l’azienda infatti ha partecipato in qualità di sponsor al Torneo Internazionale di Beach Tennis e alla Tappa Nazionale del Circuito BPER Beach Volley Italia Tour.

Sono stati circa 350 gli atleti che, tra giovedì 23 e domenica 26 maggio hanno partecipato al Torneo Internazionale di Beach Tennis di Castiglione della Pescaia.

Un evento molto importante per gli sportivi, organizzato da Luca Bidolli, che ha raccolto centinaia di spettatori sul Piazzale Maristella, location centrale di fronte alla spiaggia toscana.

I campioni mondiali di questo sport, della categoria femminile e maschile, si sono affrontati sulle note di dj Fonzi, presente per l’occasione.

Di fronte ai campi da gioco, Acqualife è stata presente con il suo stand per sensibilizzare gli atleti sull’importanza di una corretta idratazione e sull’eliminazione delle bottigliette in PET.

 

Anche il weekend successivo, dal 31 maggio al 2 giugno, Acqualife ha presenziato con il suo stand anche alla Tappa Nazionale del Circuito BPER Beach Volley Italia Tour sempre di Castiglione della Pescaia.

L’evento, organizzato da Walter Finocchi, ha visto la partecipazione di coppie accreditate a livello nazionale.

Un’altra iniziativa dove Acqualife non poteva mancare e in cui lo sport era sempre il protagonista, si è tenuta il 9 settembre del 2023 presso il Beach Volley di Civate dove numerose squadre si sono sfidate a beach volley per una competizione locale. Anche in questa occasione lo stand di Acqualife ha promosso l’idratazione con acqua leggera e fresca, a favore della riduzione di bottigliette di plastica, tra le principali fonti di inquinamento.

In attesa di nuovi progetti e collaborazioni, Acqualife è sempre in prima linea per il benessere delle famiglie italiane.

Quando l’idratazione mantiene l’abbronzatura più a lungo

Mantenere l’abbronzatura a lungo è essenziale per non perdere le good vibes dell’estate.

La pelle dorata colorata dai raggi del sole, infatti, ha un fascino che è difficile abbandonare con lo scemare della bella stagione.

Bere acqua per idratarsi correttamente e seguire la giusta alimentazione sono i primi passi per conservare una pelle abbronzata più a lungo.

Con l’esposizione prolungata al sole, i pigmenti dell’epidermide stimolano la produzione della melanina regalando alla pelle il carnato olivastro o dorato tipico dell’estate.

In pochi sanno però che il segreto di un’abbronzatura duratura è legato alla preparazione della pelle e alla giusta alimentazione.

Per non parlare di idratarsi correttamente, azione che aiuta a mantenere l’elasticità dell’epidermide e ne previene secchezza e desquamazione.

Indipendentemente dal proprio fototipo, ovvero dalla quantità di melanina che la pelle è in grado di produrre una volta esposta al sole, la durata dell’abbronzatura può essere prolungata con alcuni semplici accorgimenti.

La prima cosa su cui intervenire è la giusta alimentazione, che dovrà prevedere cibi ricchi di Vitamina C come agrumi, verdure, kiwi e fragole. Albicocca, melone, carota, anguria, lattuga e cicoria sono i migliori alleati per mantenere l’abbronzatura più a lungo.

Bere acqua è il passo successivo per mantenere l’abbronzatura, in particolare è consigliabile optare per un’acqua leggera e ideale come quella purificata con osmosi inversa attraverso dispositivi Acqualife.

Tra sei e otto bicchieri al giorno forniranno il corretto apporto di liquidi all’organismo, aiutandolo a mantenere l’elasticità e la luminosità della pelle.

Inoltre, un’epidermide ben idratata sarà meno sottoposta all’invecchiamento e si manterrà più facilmente in salute.

Quando è stata inventata la lavatrice? La sua storia fino ad oggi

La prima idea di creare un sistema alternativo per lavare i panni sembra essere stata elaborata nel 1677 dall’inglese John Hoskins.

Hoskins creò un rudimentale cestello in corda, in cui si collocavano i panni e che permetteva di separarli dall’acqua. Tuttavia l’inventore della lavatrice è storicamente un teologo, Jacob Christian Shaffern, il quale nel 1767 mise in pratica la prima idea di centrifuga.

Un meccanismo naturale in base al quale, grazie alla rotazione, si separavano due sostanze di densità differente. In realtà, la lavatrice di Shaffern funzionava per lo più con un principio di sfregamento, che causava spesso dei danni al bucato.

Nella storia delle lavatrice, la data del 1860 segna l’inizio dell’evoluzione che porterà alle versioni odierne. Infatti, il primo macchinario che si avvicina al concetto di lavatrice fu sviluppato dall’ inglese Thomas Bradford.

La sua idea fu quella di costituire una gabbia ottagonale in legno contenuta in una scatola più grande in cui veniva inserita l’acqua saponata.

Il macchinario veniva azionato da una manovella, la quale permetteva alla gabbia interna di muoversi e lavare i vestiti.

Tuttavia, in contemporanea a Bradford un mercante americano, William Blackstone, creò nel 1873 un modello ancora più efficiente, portando gli storici a considerare lui come l’inventore della lavatrice moderna.

La creazione del modello William Blackstone nasce come regalo a sua moglie, al fine di alleggerire il carico dei lavaggi del bucato giornaliero.

La macchina era più sofisticata rispetta alla versione di Bradford, infatti, era costituita da un barile di legno all’interno del quale veniva inserito il bucato, l’acqua e il sapore.

Il sistema poggiava su dei pioli che muovendosi, grazie a un’azione manuale effettuata attraverso una manovella, permettevano di lavare i panni e di separarli dal sapone.

Una versione che ebbe un discreto successo e che venne commercializzato dal mercante, il quale fondò una sua azienda a New York, diventando il primo produttore di lavatrici al mondo.

Con la diffusione della corrente elettrica la storia della lavatrice ha subito una nuova evoluzione. Nacque la prima forma di elettrodomestico elettrico per lavare i panni. L’invenzione è legata al nome di Alva Fisher.

Una versione molto simile a quelle odierne, dato che permetteva la centrifuga e non richiedeva più la forza meccanica.

Ben presto la società Hurley Electric Equipment Company di Fisher portò sul mercato una versione in serie chiamata Thor.

Questo modello aveva però un difetto. Spesso, il motore andava in corto, dato che il cestello non era ben isolato e perdeva acqua.

In ogni caso si era aperta la strada alla creazione di un sistema automatico.

Per arrivare a delle versioni sicure e che diedero forma a quelle moderne, si deve attendere l’intervento di Joe Barlow e John Seeling, proprietari della Speed Queen. Nel 1946 questa versione sbarca anche in Europa e in particolare in Italia.

L’evoluzione tecnologica ha ridotto la grandezza dei motori e dell’elettrodomestico rendendoli più efficienti e con risultati più efficienti. Con gli anni sono stati aggiunti programmi di lavaggio e la possibilità di gestire le varie funzioni.

Inoltre, con lo sviluppo digitale le lavatrici sono diventate smart, prevedendo la programmazione e la possibilità di controllarle attraverso un sistema di domotica.

Come viene gestita la raccolta differenziata in Italia?

La raccolta differenziata in Italia

Il primo passo per smaltire i materiali esausti e riciclarli diminuendo il nostro impatto ambientale è fare una corretta raccolta differenziata.

La raccolta differenziata in Italia consiste nel dividere i diversi materiali di cui sono composti i rifiuti domestici (plastica, vetro, metalli, rifiuti organici…) facilitando il processo del riciclo per donare nuova vita agli oggetti.

La prima normativa italiana a prendere in considerazione la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti urbani è stata la legge 366 del 1941.

Solo successivamente, nel 1982, il DPR 915 introdusse la prima norma specifica e organica sulla gestione dei rifiuti introducendo il termine riciclo.

Da allora la raccolta differenziata in Italia ha fatto grandi passi avanti. Nel 2022 ha superando il 65% con un incremento del 1,2% rispetto all’anno precedente (Rapporto Istat sui rifiuti urbani – edizione 2023) confermandosi uno dei paesi più virtuosi a livello Europeo per il riciclo.

Oltre a normative interne sul territorio Italiano anche l’Unione Europea ha adottato delle misure per la gestione dei rifiuti, come per esempio la Direttiva Europea 2088/98/CE e le relative modifiche che stabiliscono un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti allo scopo di proteggere l’ambiente e la salute umana.

Nello specifico sono stati stabiliti degli obiettivi europei sul riciclaggio dei rifiuti urbani:

  • Entro il 2025 deve essere riciclato il 55% dei rifiuti
  • Entro il 2030 la percentuale di rifiuti riciclati deve raggiungere il 60%
  • L’obiettivo ultimo è di raggiungere il 65% entro il 2035

La raccolta differenziata in Italia: la classificazione dei rifiuti

Sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si può leggere la definizione di “rifiuti”:

Le sostanze o gli oggetti che derivano da attività umane o da cicli naturali, di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi, sono definiti rifiuti.

Secondo la nuova classificazione dei rifiuti (decreto legislativo n 116), sono suddivisi secondo l’origine in:
1. Rifiuti urbani: i rifiuti domestici anche ingombranti (sia riciclabili che non) e qualsiasi rifiuto giacente sulle strade e aree pubbliche, compresi i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi.
2. Rifiuti speciali: rifiuti generati da lavorazioni industriali, attività commerciali e sanitarie, veicoli fuori uso…

E secondo caratteristiche in:
1. Rifiuti pericolosi: generati da attività produttive o civili che contengono un’elevata quantità di sostanze inquinanti e nocive. Come oli esausti, ricerca medica e veterinaria, raffinazione, processi chimici, pile, medicinali scaduti…
2. Rifiuti non pericolosi: tutti quei rifiuti che non contengono sostanze nocive o dannose

Ogni Comune, provincia e regione può decidere autonomamente le politiche di gestione dei rifiuti seguendo le linee generali indicate dal governo. Per questo motivo città anche limitrofe, possono avere differenti regole da seguire.

Per fare correttamente la raccolta differenziata in Italia bisogna sempre affidarsi al calendario ecologico del Comune. Questo per evitare di incorrere in piccoli errori o sviste che possono inficiare l’efficacia sulla raccolta.

Le falde acquifere, una riserva d’acqua da non sottovalutare

le falde acquifere nel sottosuolo

Le falde acquifere rappresentano una fondamentale riserva di acque sotterranee che scorrono e si spostano seguendo uno specifico ciclo.

Si tratta quindi di sorgenti d’acqua fondamentali per l’approvvigionamento idrico umano, costituite da masse d’acqua che tendono a riempire i vuoti che si formano negli strati del sottosuolo.

Questi accumuli si creano quando uno strato di rocce impermeabili impedisce all’acqua di penetrare più in profondità, creando il cosiddetto letto di falda.

Le sorgenti d’acqua che si trovano sotto terra possono occupare l’intero spazio a disposizione nelle cavità del terreno, oppure solo una parte, dando origine a zone di areazione.

I bacini di acque sotterranee sono alimentati principalmente dalle precipitazioni, che grazie alla permeabilità del suolo scorrono fino negli strati più profondi della terra, oppure attingono dal subalveo di fiumi e corsi d’acqua.

Le falde acquifere non sono tutte uguali, a seconda delle loro caratteristiche si differenziano in:

  • Freatiche
  • Artesiane
  • Risorgive
  • Vulcaniche
  • Termali

Nonostante il terreno sia un ottimo filtro contro le impurità, è possibile che le falde acquifere siano contaminate da diversi agenti esterni.

Sversamenti di sostanze industriali e acque reflue possono penetrare negli strati più profondi del sottosuolo, andando a compromettere le acque sotterranee. Anche attraverso le precipitazioni è possibile che alcuni inquinanti riescano a farsi strada all’interno delle falde.

Le sostanze che generalmente possono infiltrarsi nei bacini sotterranei sono differenti, ma non solo, l’impurità delle acque sotterranee può essere legata a fattori naturali come l’accumulo di gas tossici o la proliferazione di batteri dovuta a lunghi ristagni.

In ogni caso, prima di essere definita potabile, l’acqua proveniente dal sottosuolo viene analizzata e passa attraverso gli acquedotti comunali, subendo numerosi controlli di sicurezza nel suo tragitto verso le case e gli edifici pubblici.

Ogni quanto lavare i vestiti in lavatrice?

ogni quanto lavare i vestiti

Troppi lavaggi possono rovinare i capi a causa dei detersivi utilizzati e quindi molto spesso le persone si domandano ogni quanto è corretto lavare i vestiti in lavatrice.

Ecco alcuni suggerimenti.

I capi di abbigliamento sono sempre in contatto con superfici sporche e smog, catturando microbi o agenti patogeni.

La presenza di questi organismi sui vestiti, può portare all’insorgenza di allergie della pelle, specialmente se l’epidermide è molto sensibile.

Alcuni capi devono essere sottoposti a un lavaggio quotidiano, altri invece possono essere utilizzati per diversi giorni.

L’abbigliamento intimo come slip, reggiseno, calze e collant essendo fatti con tessuti iper leggeri e traspiranti, a diretto contatto con la pelle assorbono sudore e fluidi corporei, quindi è importante lavarli ogni volta che vengono indossati.

È consigliabile inserire in lavatrice i capi intimi sempre separatamente dal resto del bucato, in modo da ottenere il massimo dell’igiene.

Anche per il capo di abbigliamento bianco si consiglia di effettuare il lavaggio ogni volta che viene utilizzato, dedicando una lavatrice apposita, separandola dai colorati.

bianchi e colorati il lavaggio in lavatrice

Altro fattore importante da considerare è l’età dei vestiti. I tessuti nuovi a contatto con l’acqua di lavaggio possono trasferire nel liquido l’eccesso di colore, quindi è consigliato lavarli separatamente dal resto dei capi almeno per un paio di volte per non rischiare rovinare il resto del bucato.

Questo se non si possiede un ozonizzatore domestico che consente di lavare bianchi e colorati insieme senza rischio di scolorimento.

Per quanto riguarda i jeans, dato lo spessore del tessuto e l’elevata capacità di resistere allo sporco, il lavaggio può avvenire dopo tempi più lunghi. Ben diverso è il caso dell’abbigliamento sportivo, che richiede un lavaggio ogni volta che viene utilizzato.

Per giacche e i cappotti è sufficiente effettuare il lavaggio alla fine di ogni stagione, prima di riporli nell’armadio.

Stabilire ogni quanto lavare i vestiti, può essere utile per non utilizzare eccessivamente la lavatrice, consumando inutilmente acqua, corrente e detersivo.

È comunque importante considerare quanto sia indispensabile l’eliminazione di virus e batteri sui capi.

Ma come lavare i vestiti in lavatrice, con la sicurezza di avere una combinazione di pulizia e igiene?

Con l’ozonizzatore domestico Igenial pulizia igiene e morbidezza sono all’ordine del giorno, insieme alla riduzione dei consumi e dell’inquinamento con i detersivi chimici.

Plastic bank, il progetto contro l’inquinamento

Plastik bank

Plastic Bank è un’iniziativa che mira a ridurre l’inquinamento plastico, sensibilizzando le popolazioni più fragili sull’importanza della tutela ambientale.

Il progetto, ideato da David Katz, permette alle zone più povere del pianeta di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e migliorare le condizioni sociali dei propri abitanti.

Nel 2014 David Katz ad Haiti si è fatto portavoce di un cambiamento sostenibile. Riflettendo sul problema dell’inquinamento plastico, l’imprenditore ha cercato una soluzione che creasse benefici economici, ambientali e sociali anche nelle zone più povere del mondo.

Se nei Paesi industrializzati l’importanza della raccolta differenziata è nota a tutti, nelle aree meno sviluppate nessuno è a conoscenza dei danni provocati dal cattivo smaltimento dei polimeri sintetici.

Dove c’è mancanza di istruzione e le popolazioni vivono in condizioni di estrema povertà, i rifiuti plastici vengono spesso gettati in corsi d’acqua, su spiagge o direttamente nel mare.

Questo perché, oltre alla mancanza di informazione, non esistono sistemi di raccolta differenziata, riciclo e corretto smaltimento. Mettendo insieme tutte queste considerazioni, Katz ha creato un sistema di recupero dei rifiuti plastici che contribuisce al contempo a contrastare la povertà.

I principali Paesi dove è attivo sono le Filippine, Haiti, l’Indonesia e il Brasile.

Il progetto Plastic Bank si appoggia a una rete di negozi in cui la popolazione può consegnare plastica raccolta nell’ambiente, ricevendo in cambio denaro o un credito digitale.

raccogliere i rifiuti plastici

La plastica raccolta viene scambiata anche con generi alimentari, acqua potabile e strumenti di istruzione per i più piccoli. Assicurazioni sanitarie, assistenza sociale e connessione digitale sono altri benefici per i “raccoglitori”.

La moneta digitale è la preferita dalle popolazioni locali, poiché mette al riparo dalla microcriminalità e da furti indesiderati.

Il materiale raccolto nei punti affiliati a Plastic Bank viene venduto alle industrie che lo riciclano e lo riutilizzano nei processi produttivi.

Ciò che si ottiene viene certificato con il marchio Social Plastic® e reintrodotto nella catena di approvvigionamento globale della plastica.

L’iniziativa di Katz, dalla sua fondazione, ha recuperato oltre 40mila tonnellate di plastica, collezionando più di 2 miliardi di bottigliette in PET.

Grazie alla vendita dei rifiuti raccolti, il reddito delle famiglie che partecipano attivamente al progetto è cresciuto di almeno il 40%.

Quanto è importante l’acqua per la preparazione di una ricetta?

Buona da bere e perfetta per cucinare, l’acqua leggera diventa una valida alleata quando è il momento di mettersi ai fornelli.

Viene infatti utilizzata sia in modo diretto sia indiretto per condurre calore e cuocere gli alimenti.

Se di ottima qualità, rende più piacevole il gusto complessivo di un piatto o una bevanda.

Cucinare bene non vuol dire solo applicare le tecniche in modo corretto, ma anche saper scegliere i migliori ingredienti.

L’acqua, per esempio, non deve conferire nessun sapore alla pietanza, ma semplicemente esaltare il gusto della ricetta.

Questo perché molti alimenti (come pasta e riso) assorbono il liquido di cottura, mentre zuppe e minestre contengono alte percentuali di acqua nella loro struttura.

Sapere che cosa bolle in pentola, partendo proprio dall’acqua, aiuta quindi a preparare pietanze più sane e gustose.

Esistono tante modalità di cottura che hanno come base l’acqua, tra cui alcune miste, ovvero che impiegano diverse tecniche insieme (a secco o con grassi).

II metodi più utilizzati sono:

  • Bollitura
  • Lessatura

La bollitura è la tecnica più semplice e consiste nel far salire la temperatura dell’acqua per poi immergere gli ingredienti fino a completa cottura.

 

Nel secondo caso, si resta appena sotto al punto di ebollizione, quindi a 95°C. Per accelerare la cottura si può infine ricorrere alla pentola a pressione, con cui l’acqua arriva a 120°C.

Oltre alla bollitura e alla lessatura esistono altri modi di cucinare che hanno l’acqua come protagonista principale, capace di aiutare a preparare numerose ricette salutari e dietetiche.
Per cucinare bene non si utilizza solamente l’acqua naturale.

Quella frizzante, con le sue bollicine, è ideale per realizzare la pastella alla base della tempura e l’anidride carbonica contribuisce anche a mantenere vividi i colori degli ingredienti.

Per sapere esattamente cosa bolle in pentola e realizzare piatti che favoriscono il benessere, è importante conoscere la qualità dell’acqua con cui si cucina.

Quella purificata con i dispositivi a osmosi inversa di Acqualife, risulta leggera e completamente inodore.